Chirurgia mini invasiva
Se sei convinto che fare un intervento di implantologia sia molto doloroso? O che comporti disturbi, gonfiore, sanguinamento, dolore post operatorio? o che potrai tornare a mangiare solo dopo molto tempo? Vogliamo darti alcune indicazioni sulla chirurgia mini-invasiva che ti aiuteranno a riflettere.
A cosa serve la chirurgia mini invasiva?
La tendenza mondiale nell’implantologia è quella di migliorare sempre più la funzionalità (mangiare, parlare, sorridere ecc…) e l’estetica della protesi. Ma c’è un altro aspetto che si tiene oggi molto in considerazione: l’aggressività chirurgica dell’operazione e il suo decorso post operatorio. Lo scopo della chirurgia mini invasiva è quello di ridurre al minimo tagli, punti, e sanguinamento così da garantire al paziente minor dolore e minor decorso post-operatorio.
Chirurgia tradizionale e chirurgia mini-invasiva: le differenze
La chirurgia tradizionale, così come era stata concepita negli anni 70 prevedeva un’apertura di un lembo sulla gengiva per inserire la vite nell’osso. Il drastico cambiamento del contesto socio-culturale ha reso un aspetto invalidante questo approccio chirurgico perché portava a problematiche legate a fattori estetici (assenza dei denti per 3-5 mesi, ematomi, gonfiori ecc…), funzionali, lavorativi o psicologici.
Tra i principali svantaggi di questa tecnica emersi dai colloqui con i pazienti sono stati evidenziati: i lunghi tempi che intercorrono tra intervento e carico dell’impianto intervento, che viene vissuto da alcuni pazienti come troppo invasivo, e il decorso post-operatorio durante il quale i pazienti spesso riferiscono dolore, edema e disagio.
Con tecnica mini invasiva flapless invece non è necessario tagliare nessun tessuto e consiste nell’eseguire l’intervento senza sollevare alcun lembo, posizionando l’impianto non sommerso e in alcuni casi associandovi il carico immediato.
Possiamo affermare che la tecnica FLAPLESS offre come VANTAGGI:
- La possibilità di eseguire un intervento atraumatico, riducendo al minimo dolore e sanguinamento;
- Tempi operatori ridotti;
- Non è necessario allestire lembi chirurgici quindi niente punti di sutura;
- Maggiore comfort per il paziente;
- Possibilità ove richiesto di associare all’impianto il carico immediato;
Lo studio su casi reali e il questionario di gradimento
Lo studio condotta da Sweden e Martina ha preso in esame 83 impianti (sono stati utilizzati impianti Kohno di Sweden & Martina) inseriti su 30 pazienti. Tutti i pazienti sono stati sottoposti a una preparazione iniziale prima dell’intervento. Il fine era di eliminare possibili fonti di infiammazione gengivale e le condizioni dell’osso mandibolare sono state attentamente verificate con le indagini radiografiche (endorali, TC).
I risultati hanno definito che su 83 impianti, 11 (13 %) sono stati riabilitati con un carico immediato, gli altri (87%) con carico differito.
Ai 30 pazienti è stato inoltre somministrato un questionario di verifica del gradimento della procedura chirurgica. Da esso è emerso che:
- Il 6% ha avuto necessità di assumere antidolorifici nelle ore o giorni successivi all’intervento;
- Solo il 2% ha notato gonfiore nella zona trattata chirurgicamente;
- L’89% ha dichiarato di avere gradito maggiormente tra gli aspetti positivi la durata ridotta dell’intervento;
- Il 100% rifarebbe l’intervento alla luce di come si è svolto.